Ho ricominciato a disegnare durante la navigazione, con la banale tecnica della griglia.

Non sono capace di schizzare un viso di fronte alla persona, come gli artisti di strada o coloro che hanno il dono, però mi piace osservare le espressioni in una foto e vederle tornare più vicino a me; per questo ha senso sfruttare la tecnica per raggiungere un'emozione più personale, spesso come antidoto alla nostalgia. 

  Chi disegna davvero lo considera uno stratagemma, come fosse barare, ma io credo che l'arte inizi nel momento in cui sfumi con le dita, allargando il tratto o imprimendo alla polvere della mina qualcosa che ti appartiene. Le matite hanno un carattere malleabile, non definitivo, come le nostre emozioni: ciò vale anche per un copiatore.

  Un ritratto è un legame forte, intimo. Dice a quella persona che l'hai osservata a lungo, ne conosci le proporzioni, hai speso del tempo per lei. Hai operato quell'alchimia che trasforma l'immagine della realtà nel tratto di una matita: provoca uno stravolgimento simile a quello che si prova diventando protagonisti di una storia narrata; ci si vede con gli occhi dell'altro e ciò estrapola la prospettiva di sè, qualche volta sfiorando la vera bellezza.